Saturday, August 19, 2006

La veste d’oro è ridotta ad un filo tra i denti, solo residuo del nido nel becco. Cadono i riccioli dietro alle orecchie, i piedi puntano il muro sull’orlo, il collo teso, la bocca muta la lingua parlata e poi non resta che un tratto sul viso: porta il fiammifero la verticale del fuoco tra le due dita. Sbuca tra i muri e la luce. Non vale battere forte le nocche sul vetro per richiamare attenzione: ad occhi chiusi la strada chiude la linea nel palmo.

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